Una serie di dati sperimentali e di ricerche epidemiologiche hanno dimostrato la tossicità degli estrogeni di sintesi sia nell'animale che nell'uomo.
Il dietilstilbestrolo (DES), che è tra gli estrogeni di sintesi il più usato per il suo basso costo, se somministrato per lunghi periodi a basse dosi (0,1-2 ng per kg di peso), provoca nell'animale da esperimento alterazioni istologiche nel fegato, nel rene, nei tubuli seminiferi e negli spermatozoi, inducendo seri disturbi delle funzioni riproduttive1-2. Se somministrato a dosi più elevate, anche solo per 5-6 giorni durante periodi critici della gravidanza, il DES provoca nella prole effetti teratogeni sull'apparato urogenitale e sterilità; la gravita di tali effetti è dosedipendente3.4.
Infine è stato anche dimostrato che alte dosi di DES possono essere cancerogene nell'animale: tale effetto si osserva se il topo ingerisce per un periodo pari alla metà della sua vita una quantità di DES variabile tra 6>25 e 1000 /xg per kg di mangime5.
Che nell'uomo gli estrogeni possano esplicare un effetto tossico è risultato da ricerche epidemiologi che su donne adulte, specie se di età superiore a 40 anni, che avevano assunto per lunghi periodi piccole dosi di estrogeni, come quelle contenute nelle pillole anticoncezionali6-7. Sono stati infatti osservati, con frequenza maggiore rispetto a quella riscontrata nei soggetti che non avevano fatto uso della pillola, alterazioni del metabolismo lipidico e glicidico, effetti epa totossici e soprattutto complicanze cardiovascolari6-7.
Inoltre è stato osservato che gli estrogeni sintetici assunti dalla madre durante la gravidanza possono provocare nel feto gravi alterazioni che si manifestano a volte anche tardivamente. Herbst e coli, all'inizio degli anni '70 trovarono un'aumentata incidenza di adenocarcino mi della vagina e del collo dell'utero nelle ragazze adolescenti le cui madri avevano assunto durante la gravidanza il DES o altri estrogeni a esso chimicamente correlati, prescritti dai ginecologi di allora per una opinabile e comunque mai dimostrata azione antiabortiva di queste sostanze8"10. Ricerche successive6-11 hanno dimostrato che gli estrogeni sintetici somministrati in gravidanza possono indurre nelle femmine anomalie macro e microscopiche della mucosa vaginale ed endometriale fino alla possibile comparsa durante l'adolescenza o negli anni ad essa successivi di adenocarcinomi a cellule chiare e nei maschi alterazioni di vario tipo dell'apparato genitale.
Malgrado questa ampia documentazione sugli effetti tossici degli estrogeni sintetici nell'animale e nell'uomo, queste sostanze sono ancora usate in molte nazioni a scopo auxinico in zootecnica, allo scopo, cioè, di ottenere un accrescimento più rapido negli animali giovani. Si calcola che l'aumento del guadagno economico si aggira tra il 10 e il 20% a seconda della sostanza usata, della taglia e dell'età dell'animale (Tab. I).
In verità la legislazione in proposito varia molto nelle diverse nazioni (Tab. II). Infatti in alcune è tassativamente vietato l'uso di qualunque tipo di ormone, mentre in altre esiste una regolamentazione che riguarda sia il tipo sia le dosi della sostanza auxinica sia il metodo di controllo della quantità di detta sostanza presente nell'animale.
In Italia il legislatore vieta in maniera assoluta l'uso di sostanze ormonali a scopo auxinico nell'animale da allevamento. Tuttavia verso la fine degli anni 70 sono stati ripetutamente osservati dai pediatri bambini che presentavano i sintomi caratteristici dei soggetti esposti accidentalmente a sostanze estrogeniche. Queste manifestazioni consistevano in ipertrofia delle mammelle spesso con iperpigmen-tazione dell'areola e della regione ano-genitale in entrambi i sessi e nelle femmine, a volte, anche perdite ematiche dalla vagina.
Poiché queste osservazioni hanno assunto talora un carattere epidemico12, è sorto il sospetto che la causa di tali manifestazioni fosse l'ingestione in maniera più o meno continuativa di carni, soprattutto vitello, contenenti estrogeni12.13.
Dato che la carne di vitello è molto usata nell'alimentazione del bambino, fin dal primo anno di vita
sotto forma di omogeneizzati, l'eventuale presenza di sostanze estrogeniche negli alimenti carnei, in particolare di vitello, e la conseguente possibilità di ingestione reiterativa di tali sostanze fin dall'inizio dell'età evolutiva hanno sollevato un problema molto delicato.
Per tale ragione, nel 1978 il Ministero della Sanità chiedeva all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) di eseguire uno studio dettagliato sugli effetti farmaco-tossicologici degli ormoni sessuali usati illegalmente come auxinici in zootecnia e sull'eventuale rischio della popolazione esposta. Su indicazione del-1ÌSS nel 1980, tra maggio e luglio, sono stati prelevati a caso circa 500 campioni di alimenti carnei omogeneizzati o liofilizzati usati per l'alimentazione del lattante, in 25 province d'Italia, provenienti da una produzione media complessiva di circa 300 000 vasetti al giorno.
I campioni prelevati sono stati analizzati dagli Istituti Zooprofilattici sperimentali e da lavoratori provinciali d'Igiene e Profilassi secondo le metodiche ufficiali; in circa 1/3 di essi è stata riscontrata la presenza di sostanze ad attività estrogenica.
Le ditte produttrici hanno interposto istanza di revisione e i campioni sono stati inviati per l'analisi di revisione all'lSS. Qui la ricerca delle sostanze estrogeniche nella carne è stata effettuata oltre che con il tradizionale metodo biologico, anche con metodi più sofisticati (chimici e spettrometria di massa).
Degli 82 campioni giunti all'lSS entro l'anno 1980, ben 78 sono stati trovati positivi per la presenza di sostanze ad attività estrogenica, determinata qualitativamente come DES. La quantità trovata era notevole (da 30 a 150 pg per kg di omogeneizzato) e corrispondeva alla dose potenzialmente cancerogena per il topo. Si poteva spiegare il riscontro di quantità così elevate solamente ipotizzando che nel prodotto omogeneizzato fossero presenti quelle parti muscolari dell'animale che erano state sede dell'iniezione di DES. È noto, infatti, che l'estrogeno sintetico, una volta iniettato nel vitello, non viene interamente assorbito in circolo, ma almeno il 10-20% (pari a circa 10-30mg di DES) può rimanere per molti mesi nel tessuto sede di iniezione.
Il tema degli "estrogeni nella bistecca" è stato affrontato in questa rivista per un duplice motivo. In primo luogo ci è sembrato utile richiamare l'attenzione del pediatra -sulla possibilità che una ginecoma-stia nel maschio o un telarca precoce nella femmina siano indotti nel periodo prepuberale dall'ingestione di carni contenenti estrogeni. In secondo luogo abbiamo voluto fare una messa a punto sulle realtà epi-demiologiche e legislative riguardanti l'uso degli estrogeni nell'allevamento degli animali, in considerazione soprattuto delle molteplici e talora contraddittorie notizie circolanti in proposito.
Non c'è dubbio che ancora oggi questo complesso problema è aperto e numerosi sono i punti controversi, ma vediamo quali nozioni possiamo considerare acquisite.
In accordo alle delibere delle commissioni scientifiche della CEE e della Joing FAO-WHO, le uniche sostanze che possono essere ritenute innocue, se introdotte nell'animale da allevamento, sono esclusivamente i tre ormoni endogeni: il 17-beta estradiolo, il testosterone e il progesterone. Molte perplessità esistono, invece, per quanto riguarda la possibilità di trattare gli animali con due sferoidi di sintesi (il trembolone ad attività androge-na e lo zeralenone ad attività estro-genica) tanto che la Commissione scientifica della CEE ritiene necessaria un'ulteriore valutazione.
Al contrario esiste un accordo generale sulla potenziale tossicità del DES e degli stilbenici in generale come ribadito recentemente anche dalle Commissioni sopra citate.
Ciononostante queste sostanze sono ancora usate in varie parti del mondo a scopo auxinico e scarsi sono stati i provvedimenti presi fino a oggi nelle sedi internazionali.
In particolare in Italia ci si aspettava, dopo quanto è accaduto, qualche sostanziale provvedimento soprattutto per quanto riguarda il sistema di controllo sia sulle carni macellate che sul prodotto finito. Al contrario, siamo in una inspiegabile e sconcertante fase di attesa. Per consolarci, diciamo che avere sollevato negli anni passati il problema degli estrogeni nella carne ha indotto gli allevatori italiani e stranieri a trattare il bestiame con più discrezione, cosicché oggi non si osservano più nei bambini quelle manifestazioni clamorose descritte alcuni anni fa. Tuttavia rimane sempre il fondato sospetto che nella "bistecca" vi siano sostanze non innocue per la salute di tutti e in particolare dei bambini.