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ACNE E SOLE CONDIZIONI DELLA CUTE E DEL PROPRIO UMORE

Perchè i giovani amano essere sempre abbronzati?

Piu' del 50% dei diciottenni vorrebbero essere abbronzati tutto l’anno. Motivo principale: nascondere le manifestazioni dell’acne. Ma il sole non sempre migliora la situazione. Molti adolescenti associano al sole un miglioramento delle condizioni della cute e del proprio umore. Questi effetti possono essere dovuti sia ad un minor livello di stress che normalmente si verifica durante le vacanze estive e, a causa dell’abbronzatura, a una ridotta visibilita' delle lesioni acneiche normalmente arrossate. Gli effetti delle radiazioni ultraviolette sull’acne sono pero', alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, incerti. Alcune ricerche hanno dimostrato un lieve miglioramento clinico dopo l’esposizione al sole, in altre si e' visto un peggioramento delle lesioni causate dalla maggiore chiusura dei pori per l’ispessimento dello strato corneo. In piu', siccome il caldo e l’umidita' possono contribuire all’esplosione dell’acne, il sole potrebbe svolgere un ulteriore ruolo scatenante. Quelle giovani che poi stanno assumendo estrogeni o antibiotici per via orale, da soli o insieme a una crema topica a base di acido retinoico, possono andare incontro a una grave reazione fototossica o fotoallergica anche dopo una pur minima esposizione al sole, e devono quindi evitare i raggi solari a tutti i costi.
Sfortunatamente le indagini sul comportamento degli adolescenti nei confronti del sole rilevano un bassissimo ricorso ai protettori solari. In un studio realizzato dalla Hopkins University di Baltimora, e' risultato che fra tutti i ragazzi che passano regolarmente le vacanze al mare solo un misero 9% fa uso regolare di un filtro solare, mentre piu' del 30% dichiara di non usarlo mai. Secondo una ricerca Australiana gli adolescenti durante i fine settimana trascorrono almeno due ore al giorno all’aperto fra le 10 e le 15, quando il sole e' piu' forte e sono pochi ad usare un solare o a indossare un cappello, come se i rischi da raggi solari fossero legati solo allo stendersi su un asciugamano sulla spiaggia. Ed e' questo uno degli aspetti su cui andrebbe fatta una riflessione piu' approfondita. Mentre i danni legati ad alcuni comportamenti giovanili, tipici della ricerca d’indipendenza dall’uso di droghe, all’abuso di alcool, sono ben pubblicizzati e conosciuti dalle famiglie, l’eccessiva esposizione al sole non rappresenta una fonte di preoccupazione e sono spesso genitori che inducono i propri figli a farlo. Eppure, che i raggi solari provochino modificazioni a livello cellulare lo si sa fin dalla fine del secolo scorso con i primi lavori scientifici sui danni attinici rilevati sulla pelle di contadini e marinai. Da allora una infinita' di studi ultrastrutturali, biochimici, immunochimici e clinici hanno sviscerato la materia mettendo in rilievo tutti i processi che sono attivati dalla penetrazione dei raggi UV attraverso la cute. E ancora oggi si calcola che l’80% del tempo che si trascorre al sole durante la propria esistenza, appartiene ai primi venti anni di vita. Thompson nel 1993 sul New England Journal of Medicine, ha dimostrato che un uso quotidiano di filitri solari ha notevolmente accelerato la risoluzione di cheratosi attiniche preesistenti e precancerose, ed evitato l’insorgenza di nuove lesioni. Inoltre Eleanor Sahn della Medical University of South Caroline, sconsiglia vivamente di considerare il sole, e piu' in generale le radiazioni UV, come un trattamento per l’acne, suggerendo agli adolescenti che ne sono affetti di fare ampio uso di fotoprotettori formulati con ingredienti non comedogenici e che possono essere usati in contemporana con creme topiche a base di acido retinoico. Le famiglie e la scuola non possono ignorare questi dati, e devono impegnarsi di piu' per evitare, e questo non e' facile allarmismo, che il nome dei propri ragazzi compaia un giorno nelle statistiche, di anno in anno piu' numerose, delle persone colpite da cancro della pelle estetica.

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