La tiroidite di Hashimoto (o tiroidite linfocitaria) è una patologia che colpisce preferenzialmente (5/1) il sesso femminile e viene di solito diagnosticata tra i 30 e i 60 anni.
Appartiene alla categoria delle malattie di tipo autoimmune cioè delle malattie determinate da una auto-aggressione del proprio sistema immunitario.
In pratica l'organismo reagisce negativamente nei confronti del tessuto tiroideo, producendo anticorpi e cellule killer che lo aggrediscono e lo distruggono, determinando progressivamente il decadimento della ghiandola dal punto di vista funzionale fino a condurla all'ipotiroidismo.
Non è ancora noto se traumi, agenti virali, irradiazioni e lo stesso gozzo semplice siano alla base dell’innesco di un processo autoimmune.
E' bene sottolineare che in effetti questa malattia è la strada principale che porta all'ipotiroidismo, il quale si manifesta con sonnolenza, depressione, scarsa concentrazione, costipazione, aumento del peso corporeo, mialgia e anche con perdita dei capelli. In concomitanza spesso si ha anche un ingrossamento della ghiandola (gozzo) dovuta all’ipertrofia della stessa per carenza di iodio e per stimolazione da TSH, che progressivamente diviene più dura alla palpazione. Nella donna possono verificarsi anche irregolarità mestruali.
La maggior parte dei pazienti non ha dolore ma riferisce comunque una sensazione di fastidio nella regione tiroidea.
Questa malattia può essere associata ad altre malattie tipicamente legate ad una alterata funzione del sistema immunitario quali: malattia di Basedow-Graves, gastrite atrofica, morbo celiaco, epatite C, miastenia, xerostomia, cheratocongiuntivite sicca, deficit surrenalico, insufficienza ovarica prematura (P.O.F. o menopausa precoce), vitiligine, Sindrome di Schmidt (insufficienza surrenale, ipoparatiroidismo, diabete, insufficienza ovarica).
L'autoimmunità tiroidea è familiare. Infatti più del 50% dei parenti di primo grado di soggetti affetti da tiroidite cronica autoimmune presenta anticorpi antitiroidei.
Per quanto riguarda la diagnosi della malattia occorre affidarsi sia all'anamnesi che alla diagnostica di laboratorio, quest'ultima è basata sugli esami relativi agli ormoni tiroidei FT3 FT4 e TSH e sugli autoanticorpi AAT e AAM.
Gli esami diagnostici da effettuare sono invece l’ecografia tiroidea e la scintigrafia.
La terapia farmacologia è rapportata allo stato di funzionalità della ghiandola in quanto, in casi rari, si può assistere anche ad un fenomeno di ipertiroidismo.
Poiché i pazienti con tiroidite cronica autoimmune sviluppano spesso un ipotiroidismo, subclinico o conclamato, la terapia deve mirare essenzialmente alla correzione di quest'ultimo.
Tutti i soggetti affetti vengono generalmente trattati con L-Tiroxina il cui dosaggio va aggiustato monitorando i valori del TSH fino a ristabilirli entro il range della normalità, talvolta vengono utilizzati farmaci immunosoppressivi , ma il loro effetto è purtroppo fugace.