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Oggi parliamo di….. GOT E GPT, ovvero le TRANSAMINASI

Che il fegato sia il più grande tra i nostri organi e che sia votato a svolgere importanti funzioni metaboliche è cosa alquanto nota. Non tutti sanno (ma per molti apparirà come una cosa scontata) che il fegato è una ghiandola.
Da un punto di vista diagnostico esistono diversi accertamenti clinici che possono monitorare, a nostro vantaggio, il suo stato di salute. Perché “a nostro vantaggio”? Perché oggi, grazie all’evoluzione della tecnologia e grazie a molte novità in campo medico, ci avvaliamo di strumenti che anche solo 20 o 30 anni fa appartenevano a sogni quasi utopici.
Parlando del fegato, tra gli esami di laboratorio considerati come accertamenti “comuni” rientrano le due TRANSAMINASI denominate rispettivamente GOT o AST e GPT o ALT
A cosa servono questi esami? Cosa ci dicono? Se qualcosa non rientra nella normalità è sintomo di quale problema? Quali accertamenti effettuare in tal caso?
Queste sono le domande più comuni che il paziente tende a fare e a cui noi tenteremo di dare delle risposte semplici e più chiare possibili.
Le Transaminasi sono una classe di enzimi, e vengono utilizzate per diagnosticare eventuali danni epatici. Una alterazione dei parametri di una delle due o di entrambe possono essere indice di una patologia a carico dell’organo, ma è anche vero che potrebbe portare anche alla diagnosi di un problema non strettamente inerente alla ghiandola quanto originario da un altro versante.
Ad esempio, la mononucleosi (volgarmente denominata la “malattia del bacio”) viene contratta soprattutto attraverso la saliva e la sua sintomatologia (oltre a febbre, stanchezza ecc.) include un significativo innalzamento delle due transaminasi.
Sempre per via sanguigna è possibile indagare completando il quadro epatico (leggi del fegato) attraverso anche l’esame denominato GGT (leggi GAMMAGT) e l’esame denominato FOSFATASI ALCALINA di cui parleremo in seguito.
Sicuramente, laddove un primo quadro clinico presenta delle anomalie, è bene indagare ulteriormente con una ecografia ed eventualmente procedere in tal senso.

redazione Nuova Italia Medica

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